La bellezza è un malinteso

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-Dark & Light-
view post Posted on 24/7/2010, 17:38




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QUARTA DI COPERTINA:



"Sono scappato dal mio vecchio lavoro, ho lasciato i vecchi giri, sono diventato un bravo ragazzo. Ma tutto, a parte mia moglie, a parte quello che ci diciamo io e lei quando siamo a letto assieme, a parte le giornate buone che ci prendiamo camminando per strada e pensando che non abbiamo bisogno di nient'altro, tutto mi è scivolato addosso senza lasciare tracce. Fino a oggi. Mi è bastato essere sfiorato dall'odore del sangue per ritrovarmi dentro, come un tossico del cazzo. E come un tossico mi sono dimenticato di quanto sia pericoloso spingersi oltre la linea, trasformare il lavoro in qualcosa di personale, che ti fa rischiare e stare male. Che ti fa perdere."

TRAMA:



Milano, inverno. Il sospettato di un piccolo furto si uccide gettandosi sotto un treno della metropolitana. E' un gesto che distrugge la tranquillità di Sandrone Dazieri, detto il Gorilla, un uomo che da tempo cerca di essere solo un investigatore al soldo delle assicurazioni e che ha rinunciato del tutto a occuparsi di delitti efferati. Un professionista, a volte brutale e senza scrupoli, che è riuscito però a costruirsi una vita perfetta agli occhi di tutti. Ma che nasconde qualcosa in sé: una follia che si chiama il Socio, la sua doppia personalità notturna, iperrazionale e violenta.
Il Gorilla è costretto a esporsi di nuovo, e a esporre il suo Socio, per scoprire le ragioni di un suicidio di cui si sente responsabile. Perché quell'uomo si è ucciso? Chi era la ragazza che lo ha abbracciato e reso felice negli ultimi istanti prima della morte? E che legame c'è tra lei e una sanguinosa rapina avvenuta due anni prima, durante la quale è scomparsa un'opera d'arte di Damien Hirst, uno scheletro con un nome apparentemente senza significato: The Beauty is a Misunderstanding? La bellezza è un malinteso è un vorticoso gioco di rimandi tra significati che restano nascosti agli occhi di chi guarda le cose senza passione. E senza il senso acuto del dolore che si nasconde nelle pieghe della vita. E' la scoperta di un crimine dimenticato, di cui nessuno vorrebbe occuparsi, ed è la storia della caccia a una ragazza fragile e vestita di nero, depositaria di un segreto che sembra costare la vita a chi lo sfiora. In cerca di una risposta alle proprie domande, Sadrone Dazieri (l'autore? il protagonista? il suo doppio?) scoprirà che la verità può avere lo spaventoso volto di uno scheletro.
Con questo romanzo, che vede il ritorno del suo alter ego, Dazieri si riconferma l'autore di noir più originale e innovativo del nostro paese.

INCIPIT:



Li osservo uscire dal portone di un brutto palazzo di piazzale Greco. Prima un uomo anziano, forse suo padre. Lei si chiama Antonella, spunta subito dopo tenendo la mano al figlio più piccolo. Michele, dieci anni, alto per la sua età. La donna ha un cappotto nero con il bavero di pelliccetta e due scarpe troppo leggere per il freddo che fa. Il bambino ha una berretta di lana e una sciarpa che gli arriva fino agli occhiali. Lenti spesse, a scuola gli daranno del secchione. Si muove a rilento, la madre lo tira nervosa e nel farlo si gira verso di me. Il viso è livido per il gelo e il rossetto è sbavato. Ha gli occhiali scuri. Le labbra tremano leggermente. Si china ad aprire la portiera dell'auto mentre l'uomo anziano sale alla guida. La maniglia le spacca un'unghia, lei si porta il dito alla bocca, poi lo guarda con rabbia. Infila Michele sul sedile posteriore e si volta a fissare l'entrata del palazzo.

Dal portone escono gli altri due figli, Giovanna e Riccardo. Giovanna ha diciassette anni, i capelli neri spettinati, un piumino Monclaire sopra i jeans e gli stivaletti con il tacco. Il fratello, diciannove anni, indossa un piumino identico e un cappellino da baseball. Piangono. Il ragazzo si trattiene, la sorella invece è squassata dai singhiozzi. Arrivati all'auto, si bloccano. Giovanna non vuole salire, fa il gesto di tornare verso casa. La madre la afferra per le spalle e la scuote gridando qualcosa. Il vento porta via le sue parole oppure sono troppo stanco per capirle. Prima di loro ho visto parenti e amici far visita con mazzi di crisantemi e gli uomini delle pompe funebri appendere i drappeggi viola, anche se il corpo di Antonio Davico, marito e padre amorevole, è ancora all'istituto di medicina legale. I suoi familiari stanno andando a prenderlo per riportarlo a casa.

La donna dice ancora qualcosa, sempre con l'espressione tesa, poi imprevedibilmente abbraccia la figlia e affonda il viso tra i suoi capelli. Devono profumare di buono, di shampoo alla mela o al lampone. Ho l'impressione di sentirlo anch'io. Mi sono trovato sotto casa loro all'alba e sono rimasto a spiarli, a fare la mia penitenza. Forse è per questo che il mio Socio mi ci ha portato. Sarebbe da lui. La sua versione di senso dell'umorismo. Ma a me non viene tanta voglia di ridere. Penso invece a Davico che scende nella metropolitana e si getta sotto un convoglio di pendolari. Penso alla sua gamba tranciata di netto che si è incastrata sotto le ruote del vagone, ai pompieri che hanno pulito il sangue con le pompe ad alta pressione.

E penso che è stata colpa mia.

Copyright (c) 2007-2010 Sandrone Dazieri.Mondadori Edizioni.
 
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-Lestat-
view post Posted on 24/7/2010, 21:12




Davvero interessante.
 
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1 replies since 24/7/2010, 17:38   39 views
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